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Giuseppe Garibaldi
L'eredità di Mazzini
Partito Repubblicano Italiano
Il P.R.I. in Parlamento: Gli uomini, i pensieri, le azioni
Randolfo Pacciardi
Casablanca
Pacciardi Parte II
Per una nuova Repubblica
Da Madrid a Madrid
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Non si può e non si deve parlare di carboneria, di Unità d’Italia, di Risorgimento e di Repubblicanesimo senza ricordare Giuseppe Garibaldi, una delle figure che ne sono diventate una vera e propria icona. Nato a Nizza nel 1807, quando quella città era parte integrante del Regno di Savoia, giovanissimo si imbarca su un mercantile, diventando un provetto marinaio. A bordo, nel riposo tra i vari turni di lavoro, ascolta con interesse altri giovani come lui che marinai sono diventati per allontanarsi da Genova ed altre cittadine sulla costa ligure, per non subire le ritorsioni politiche riservate a chi cospirava contro il regno ed il governo.

 

Affascinato da quei racconti sentita mentre attraversava l’Oceano indiano, subito dopo essere diventato capitano di uno di questi mercantili, a Marsiglia si lascia avvicinare da aderenti alla Giovane Italia e nel 1832 ne diventa uno dei membri.

Dal 1836 al 1848 è in America Latina dove si distingue combattendo per l’indipendenza dell’Urugay. Si sposa con Anita e rientra in Italia, sollecitato dai mazziniani che organizzano sommosse e rivolte, come le Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 è al comando delle truppe della Repubblica Romana, governata da Mazzini, Armellini e Saffi. Contrasta fin che può le soverchianti forze dell’esercito francese venute in aiuto a Pio IX; è costretto a lasciare Roma dirigendosi a Venezia dove è in corso una rivolta capeggiata dal patriota Daniele Manin.

Tra Ravenna e Comacchio Anita muore per una tragica malaria tra le sue braccia. Non può rientrare nel Regno di Sardegna in quanto è condannato a morte in contumacia; ritorna a fare il marinaio mercantile fino al 1859, quando si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele. La condanna a morte viene annullata ed il Generale viene posto a capo di un battaglione denominato Cacciatori delle Alpi. Durante la Seconda Guerra di Indipendenza i suoi uomini sono quelli che ottengono gli unici successi contro gli austriaci. Garibaldi comincia a diventare un mito.

Il 6 maggio del 1860 ha inizio la pagina di Storia nazionale nota come “ La spedizione dei Mille”.Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte le truppe borboniche a Calatafimi, dove i picciotti siciliani ingrossano le file dei volontari di Quarto. Conquista la Sicilia, sbarca in Calabria, il 7 di settembre entra da trionfatore a Napoli, sconfiggendo definitivamente i soldati borbonici sul Volturno. Il Generale ha esercitato una dittatura militare in Sicilia, in Calabria, nelle Puglie e in ogni altro luogo in cui regnava la dinastia dei Borbone, da Taranto a Benevento, da Napoli, a Reggio Calabria e Palermo. Il 26 ottobre di quello stesso anno Giuseppe Garibaldi è protagonista con Vittorio Emanuele II dell’incontro di Teano.

Tra la giornata della battaglia del Volturno e l’incontro a Teano con il Re Mazzini e Garibaldi si sono incontrati nella città di Napoli, dalla quale Mazzini era ripartito senza essere riuscito a convincere il Generale a continuare la sua marcia trionfale, verso il Lazio, verso Roma, verso le Alpi, nel tentativo di realizzare quelli che erano i postulati della Associazione Giovame Italia.

In Garibaldi era maturata la convinzione di un pacifico accordo con la Casa Savoia, la sciando al suo esercito il compito di portare avanti le istanze unitarie. Capiva le difficoltà che avrebbe incontrato a mettersi di nuovo contro lo Stato Pontificio e contro i poteri della Restaurazione del 1818, ancora dominanti nella gran parte dell’Europa, soprattutto nella penisola italiana. L’offerta di un seggio al Senato del Regno, poi, era troppo allettante, per un combattente stanco e disilluso dalle troppe sconfitte politiche del repubblicanesimo italiano.

L’animo indomito lo porta, però, a capeggiare nel 1862 un tentativo volto a liberare lo Stato pontificio dal governo del Papa; l’esercito piemontese affronta i volontari comandati da Garibaldi ad Aspromonte, dove il generale viene ferito e messo ai ferri. Poco dopo viene liberato; riparte per l’isola di Caprera, dove mantiene fitti contatti con i numerosi movimenti patriottici, tutti di ispirazione repubblicana e mazziniana, che agiscono in Europa. Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di una colonna di volontari in camicia rossa. Teatro delle operazioni di guerra della colonna garibaldina è il Trentino, dove a Bezzecca sbaraglia gli avversari austriaci. La diplomazia e la politica hanno la meglio sulle sue vittorie. Al comando dello Stato Maggiore dell’esercito piemontese che gli ingiunge di sgomberare il campo Garibaldi risponde con il famoso telegramma che contiene la sola parola “Obbedisco” e la sua firma. Nel 1867 riprova ancora una volta a liberare Roma dal governo pontificio il cui esercito, infoltito ancora una volta da truppe regolari francesi, lo ferma a Mentana.

Lo spirito di libertà che da sempre lo contraddistingue lo porterà persino a difendere la Francia, dalle insidie di una conquista straniera, nel 1871.

E’ in quest’isola di sassi e capre che il generale muore, il 2 giugno 1882.

Giuseppe Garibaldi non è stato solo un marinaio e un comandante militare. Tutti gli storici che si sono interessati alla sua biografia sono concordi nel collocarlo in prima fila per la ricerca continua di una pace universale fondata sulla democrazia e la libertà, l’abolizione della pena di morte, la salvaguardia dell’ambiente, ed il riscatto del popolo con il mettere sempre in risalto l’urgenza di soddisfarne i bisogni primari. L’abolizione della schiavitù e l’emancipazione della donna, i diritti dei fanciulli, i giusti riconoscimenti ai veterani e ai vecchi lavoratori sono alcuni dei temi per i quali Giuseppe Garibaldi si è impegnato a fondo, ottenendo ambiti riconoscimenti, ma anche profonde delusioni, per la lentezza della burocrazia e la sordità della classe dirigente.

 

 

Per eventuali approfondimenti su la vita, le imprese e l’attività politica di Giuseppe Garibaldi si consiglia di connettersi con il sito della Associazione Nazionale Veterani Reduci Garibaldini.