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Giovanni Bovio
Alberto Mario
Giovanni Conti
I Repubblicani nella Repubblica
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Giovanni ContiGli studi sulla storia del movimento repubblicano in Italia, consentiti, se pur poco aiutati durante gli ottanta anni di monarchia sabauda, le due guerre mondiali comprese, ebbero un momento di intensità solo con l’ingresso in politica del professore universitario, nonché giornalista, Giovanni Spadolini. Decine di volumi con la sua firma, centinaia di articoli di giornale  sono stati dedicati alla storia del movimento repubblicano mazziniano, ed anche di quello federalista o azionista, confermando la ricchezza e la vivacità delle argomentazioni. Dallo studioso fiorentino, eminente studioso e direttore di giornali, viene messo in risalto in questi suoi lavori, in gran parte pubblicati dall’editore fiorentino Le Monnier nei primi anni ottanta dello scorso secolo, ai quali rimandiamo chi volesse approfondire queste tracce, la complessità del dibattito politico di cui il repubblicanesimo italiano è sempre stato indiscusso protagonista; dibattito anche culturale, tenuto acceso per più di un secolo  dagli uomini migliori della democrazia laica post risorgimentale.  Noi ci sentiamo in obbligo di concentrare la nostra attenzione su alcune figure di particolare interesse, a cominciare da Giovanni Conti.
Nasce a Montegranaro, Marche, oggi provincia di Fermo, il 17 Novembre 1882. Nato da famiglia di origini modeste ( il padre era un artigiano), fin da giovanissimo si impegnò nelle file del Partito Repubblicano Italiano, che era stato costituito nel 1895. Con l’aiuto della famiglia e di altri parenti riuscì a proseguire gli studi fino alla laurea in giurisprudenza nel 1912, In quello stesso anno trovò i mezzi per recarsi a Roma ed
aprire uno studio di avvocato.  Per le doti e le qualità dimostrate entrò nella Direzione Nazionale del Partito, iniziando così una attività politica che lo vedrà fino alla fine sempre più protagonista  della politica nazionale.
Schieratosi con gli interventisti fece il suo dovere di soldato combattente, tornando dal fronte nel 1918 con il grado di sottotenente, guadagnato sul campo di battaglia.
Fu tra i fondatori e i redattori del neonato La Voce Repubblicana, quotidiano di cui assunse la direzione fino al 1922, chiuso dalla censura fascista. Si adoperò allora, indomito, dando alle stampe un altro periodico: “ Vigilia”. Fu anche eletto deputato per il Partito e nel parlamento si distinse per la critica al nascente regime.
A causa della sua forte opposizione al fascismo fu posto sotto controllo delle camice nere. Fatto decadere come parlamentare, nel 1926 divenne sorvegliato speciale sotto il diretto controllo del servizio segreto agli ordini di Mussolini, l’OVRA.  Verso il 1929 subì la radiazione dall’Albo professionale forense e si trovò costretto per vivere a trovare lavoretti di copisteria e dattilografia.
Caduto il fascismo e restaurata la democrazia venne subito ingaggiato dai Comitati di Liberazione Nazionale, con i quali collaborò fin da subito sia per il referendum, poi vinto, che istaurò la repubblica, che nella Consulta, dove si distinse per la stesura della carta Costituzionale. Nel 1948 divenne senatore.
Il Partito repubblicano Italiano e il suo organo ufficiale, La Voce Repubblicana, da sempre lo considerano una delle colonne portanti dell’intera storia nazionale.
Morì a Roma nel 1957.